“Riaffermare e sostenere l’idea che i media e l’intera industria culturale diano un contributo tangibile per aiutare a costruire un forum mediterraneo per lo scambio della cultura, della cooperazione economica, della coesistenza pacifica, della comprensione e assistenza sociale tra diverse etnie, politiche e questioni religiose…” è uno degli obiettivi delle leggi della COPEAM (Conferenza Permanente dell’Audiovisivo).
Questo può essere raggiunto solo se i media, specialmente quelli del servizio pubblico, siano a servizio dei cittadini per garantire la missione che è affidata loro: vale a dire consentire ai cittadini il libero accesso all’informazione plurale ed indipendente, e garantire una partecipazione democratica al dibattito pubblico, nazionale ed internazionale.
In questo quadro, l’accesso pubblico agli eventi di maggiore importanza, incluse le competizioni sportive e, in particolare, quelle calcistiche, è stato sempre considerato come un diritto.
Negli ultimi anni, la concorrenza al libero mercato ha creato e sviluppato pratiche commerciali che non sempre sono risultate compatibili con le regole peculiari alla missione del servizio pubblico audiovisivo e ai valori didattici veicolati dall’offerta di questi eventi.
L’incessante e costante crescita della ricerca agli introiti pubblicitari ha portato alla generalizzazione di questo fenomeno che si traduce in un inaccettabile aumento dei costi di cessione dei diritti e, relativamente, al monopolio di gruppi potenti.
L’attuale privatizzazione della trasmissione delle competizioni sportive penalizza gran parte del nostro pubblico, in particolare in quei Paesi con più difficoltà economiche, in cui i media, soprattutto quelli pubblici, non hanno i mezzi finanziari adeguati per essere competivi.
Consapevoli delle conseguenze di questi diktat affaristici nell’immagine dello sport e del libero accesso per il pubblico ai suoi programmi,
COPEAM,
riunita nel quadro dei lavori della sua 19a Conferenza Annuale in Marrakech dal 30 marzo all’1 Aprile 2012:
1. Esprime profonda preoccupazione di fronte a tale evoluzione per la vocazione educativa (istruttiva) ed informativa del servizio pubblico audiovisivo generalista la cui sopravvivenza è di conseguenza in pericolo;
2. Lancia un appello solenne a tutte le parti coinvolte, Federazioni Internazionali, Continentali e Nazionali, alle organizzazioni professionali, e ai media pubblici, al fine di trovare appena possibilie le soluzione più necessarie, sull’esempio, tra gli altri, delle disposizioni incluse nella Convenzione Europea sulla TV Senza Frontiere, in modo da garantire una normale funzione del servizio pubblico attraverso l’assicurazione della trasmissione dei programmi sportivi, e in questo caso, dei programmi calcistici, per la maggior parte del pubblico senza alcun tipo di ostacoli o discriminazioni;
3. Si augura che queste soluzioni portino a privilegiare l’etica della ripartizione sulle motivazioni commerciali molto ristrette e di salvaguardare, infine, l’idelale dell’istruzione dei giovani attraverso lo sport che deve rimanere l’interesse principale di tutte le autorità e istituzioni incaricate a tali attività. 
