CITAZIONE (Carlos Ray @ 2/1/2011, 12:39)
Sigh, nessuno ha risolto l'arcano...
Pensavo rispondesse qualche milanista – te lo svelo io l’arcano? Ci provo, almeno
Allora, la premessa fondamentale è che tutte le grandi storie (e quel Milan, fu una grandissima, straordinaria pagina nella storia del calcio) son destinate a finire, prima o poi, dunque potremmo rispondere semplicemente con quella cosiddetta “usura nel tempo trascorso insieme”, che scatta inevitabilmente un po’ in tutti i rapporti interpersonali
Certo, in generale non aiutava l’atteggiamento di Arrigo Sacchi, sperimentatore tatticamente straordineeeerio
le cui idee, per forza di cose, andavano a cozzare con la mentalità dei fuoriclasse,
che giustamente dall’alto del loro talento pensano che schemi, lavagne, moduli e “ripetute” in allenamento siano sì utili, ma comunque marginali rispetto alle proprie altrettanto straordinarie qualità
– e quali erano i dogmi dell’Arrigo-pensiero?
“I leader della squadra non devono essere Baresi e Van Basten. Il leader deve essere il gioco”.
“Se il tenore canta solo per esaltare sé stesso, è un tenore banale, non funziona e io non lo voglio”
“Baggio, per esempio, è grande, però non è indispensabile, conta la squadra”. * =
"piccola" nota a margine, da grandissimo ammiratore di Roberto: ce lo ricordiamo tutti credo, a Usa ’94 ebbe uno screzio in mondovisione con Sacchi mica da ridere e non da meno di quelli con Van Basten – Italia-Norvegia, sullo 0-0 Pagliuca si fa espellere al 21’ per inevitabile mani fuori area (se ricordo bene il “record” e non dico minchiate, mi pare lessi da qualche parte che fosse la prima espulsione in assoluto di un portiere in un Mondiale di calcio), deve entrare il portiere di riserva Marchegiani e l’allenatore sostituisce…Baggio, che incredulo commenta “Ma questo è matto!...”, uscendo dal campo – fortunatamente la partita la vincemmo (venivamo dalla sconfitta all’esordio con l’Eire…), se no chissà che finimondo – Baggino che poi, da grandissimo fuoriclasse, se la legò sì al dito ma non essendo MAI stato uno di quei montati-megalomani da “vaffa” all’allenatore/persecutore di turno fatti più per mettersi in mostra a mò di star-TV che per reale convinzione (… non faccio nomi) rimase a disposizione della squadra, trascinando letteralmente per i capelli l’Italia da una sicura eliminazione agli ottavi di finale con la Nigeria verso una finale insperata e con una squadra quasi cotta fisicamente e soprattutto nella testa – insomma, viva gli schemi, la tattica, l’applicazione, l’intensitè etc… ma soprattutto viva i fuoriclasse che risolvono le partite - ovviamente questo vale SOLO per quelli che davvero son capaci di risolverla (ed anche qui non faccio nomi di bambini viziati che non si integrano nel gioco di squadra…), e Roberto Baggio da Caldogno era sicuramente uno di questi…
E’ un po’ la cosa che dicevo sui grandi allenatori ed il loro rapporto tormentato con il Grande Campione che catalizza l’attenzione e la luce dei riflettori su di sé – oltre a Lippi, anche Capello non trattò tanto meglio Baggio (anzi…), e chi non si ricorda Dejan Savicevic e la Coppa Intercontinentale persa dal Milan nel 1993? Il Genio montenegrino che litiga furiosamente col Mascellone friulano e viene spedito in tribuna per far posto a Papin e Raducioiu, ed i brasiliani del São Paulo di Telê Santana a vincere 3-2, centrando il secondo successo consecutivo nella competizione con quello squadrone Cafu, Leonardo (proprio lui, aveva appena sostituito nel ruolo Raì, che l’anno prima aveva dominato sul Barcellona di Cruijff), Palhinha, Cerezo,Doriva, Ronaldão, Luiz Müller, un giovanissimo Juninho Paulista… la “maledizione del numero 10” in Italia, più o meno da sempre
Ecco, forse è questa una delle differenze tra il Trap e gli altri grandi allenatori italiani: difensivista, ossessionato da sempre con l’”equilibrio” (forse conscio del suo ruolo da giocatore, che era quello di marcare e limitare il numero 10 avversario o comunque la fonte di gioco con tutti i mezzi, Pelé compreso in un’indimenticabile Intercontinentale col Santos…), ma capace di saper accettare un po’ di più le bizze dei suoi campioni (Platini, Laudrup e Boniek su tutti, negli anni d’oro bianconeri), fregandosene un po’ dello “sperimentalismo” tattico o dell’esasperata organizzazione in cui ognuno ricopre una certa porzione di campo, evitando di considerare ogni calciatore come un soldatino ligio al dovere imposto dal “sacro modulo” – però, ripeto, quell’eccesso di difensivismo lo ha avuto e a volte lo ha pagato caro: in Corea tutti ricordano l’impresentabile Byron Moreno, ma io da “fissato” non scorderò mai la sostituzione al 61’ di Alex Del Piero per Gattuso con l’Italia in vantaggio 1-0 ed in pieno controllo del match, un cambio che ci fece arretrare troppo il baricentro e subire inevitabilmente il pareggio a due minuti dalla fine… i “capolavori” dell’ecuadoregno furono soprattutto nei supplementari, se non ci fossimo arrivati ed avessimo provato a chiudere la partita con un pizzico di coraggio…comunque, per tornare allo screzio Sacchi-Van Basten, io me lo ricordo così in breve:
Campionato 1990-91, Napoli Campione d’Italia in carica ma Milan confermato Campione d’Europa e del Mondo fresco fresco, avendo vinto l’Intercontinentale a dicembre schiantando i paraguaiani dell’Olimpia Asunción e la Supercoppa Europea un paio di mesi prima nella doppia sfida andata/ritorno 1-1/2-0 contro la Sampdoria (l’anno prima avevamo vinto tutte le Coppe Europee: c’era stata anche la finale tutta italiana in UEFA Juventus-Fiorentina, bei tempi quelli…)
– nonostante i grandi successi, i dissapori nello spogliatoio cominciano a serpeggiare, e si acuiscono nell’episodio-chiave tra il tecnico di Fusignano ed il Cigno di Utrecht: gennaio 1991, nell’ultima giornata del girone d’andata il Milan rimedia una sonora scoppola a Parma, uno 0-2 piuttosto netto nella prestazione – Sacchi vede una squadra senza grinta né voglia e prova a dare la “scossa simbolica”, mettendo in dubbio qualche senatore - pochi giorni dopo c’è da giocare Milan-Pisa, recupero di una partita rinviata in precedenza, e comunica al presidente e alla squadra una formazione diversa da quella che manderà in campo, quella “solita” con Marco e gli altri tutti titolari: il Milan vince a fatica 1-0 grazie ad un gol di Massaro (altro motivo del contendere, alcuni dicevano che l’olandese con la sua tecnica superiore dovesse giocare anche in appoggio all’italiano e fare movimenti non solo da finalizzatore puro), che gioca in coppia con “Condor” Massimo Agostini in attacco, ma la notizia è che Van Basten non c’è – Berlusconi si incavola di brutto ma alla stampa dice che “la situazione imponeva qualche cambiamento”, mentre Sacchi dice che l’olandese non se l’era sentita di scendere in campo.
La realtà? Si vocifera di un brutto litigio alla vigilia della partita, con una violenta diatriba serale tra un Van Basten “ribelle” che chiedeva cambiamenti tattici, oltre che una minore rigidità negli allenamenti visti i tanti impegni, ed un Berlusconi che lo spalleggiava convinto, mentre il testardo Arrigo si impuntava e voleva far capire a tutti chi comandava nelle scelte di campo, arrivando poi appunto al gesto estremo dell’esclusione di Marco.
Il presidente trova una soluzione/compromesso in sede societaria: Sacchi ha vinto tanto in questi anni, è da tempo che non lo vede più di buon’occhio ma decide di dargli una chance (un po’ fuori portata, a dir la verità) – se sarà capace di rivincere la Coppa Campioni e lo Scudetto insieme, verrà riconfermato, altrimenti arrivederci e grazie e dentro l’uomo di fiducia Fabio Capello per la stagione successiva – pare che tutto l’entourage rossonero volesse la testa del “mago di Fusignano” (Confalonieri, Paolo Berlusconi, Foscale), oltre ad alcuni senatori nella squadra, mentre Adriano Galliani continuava a volergli dare la giusta fiducia
– Silvio Berlusconi però è uno che ha sempre voluto metter becco nelle questioni tecnico/tattiche (da buon “tuttologo” e dall’alto dei suoi “trionfi” con la squadra dell’Edilnord, suppongo…), ed impone di fatto Massaro titolare sì, ma CON Van Basten, intanto sempre più incacchiato per il trattamento subito – Sacchi fa finta di esser d’accordo, pare rifiuti un rinnovo di contratto sino al 1994 alle cifre pattuite in precedenza (almeno, così si dice nelle “voci di corridoio”) e continua imperterrito sulla sua strada, escludendo l’olandese anche nella sfida contro il Genoa (1-1). Per la serie, dite quello che volete ma qua decido io, giustamente…
Visto il brutto periodo e gli umori dello spogliatoio, nella partita col Cesena Sacchi “concede” di nuovo il campo a Van Basten, che risponde però giocando malissimo nonostante la realizzazione di un rigore. La situazione tesa esplode definitivamente: amichevole col Como, in una partita tutto sommato inutile Arrigo decide di mandare in campo una “vecchia” squadra, con Massaro fuori, Van Basten unico terminale offensivo, l’emergente Marco Simone in appoggio e Rijkaard un po’ più largo a destra – i due olandesi, grandi amici e “alleati”, si rifiutano praticamente di giocare (tra l’altro, dato curioso, una delle prime dispute Sacchi-Berlusconi fu proprio in merito a Frank, che l’allenatore preferiva decisamente rispetto al “cocco” del presidente Claudio Borghi, e visti i risultati ottenuti e le carriere fatte dai due mi par di capire che l’allenatore qualcosa di calcio ne capisse… ), corricchiando per il campo a mo’ di sfida, ed il Milan perde clamorosamente. Berlusconi ribadisce l’ultimatum all’allenatore: o vinci scudetto e Coppa, o ti “accompagno” in Nazionale.
Risultati? Spogliatoio spaccato, Milan eliminato in semifinale di Coppa Italia dalla Roma, ai quarti di finale di Coppa Campioni dall’Olympique Marsiglia (la famosa partita dei riflettori, con la squadra ad uscire anticipatamente dal campo dietro a Galliani e la conseguente squalifica dalle Coppe Europee per l’anno successivo) e secondo in campionato ex-aequo con l’Inter, a 5 lunghezze dall’imprendibile Sampdoria: nel 1991-92, Capello nuovo allenatore rossonero e Arrigo Sacchi che firma per guidare la Nazionale Italiana, sostituendo Azeglio Vicini.
Me lo ricordo bene quel campionato 1990-91 post-Italia ’90, io avevo sette anni e da bambino mi ricordo una stagione particolare ma bellissima: Parma prima volta in Serie A e che cominciò da lì a costruire un decennio fantastico in Europa, lo stupendo Genoa Skuhravy-Aguilera a centrare il 4° posto, facendo piangere con un 2-0 all’ultima giornata la “Juventusiasmante” che i giornali avevano visto nei bianconeri di Gigi Maifredi con la coppia Schillaci-Baggio, ma che in realtà finì fuori clamorosamente dalle competizioni europee in campionato e dopo l’eliminazione in una bellissima semifinale contro il Barcellona in Coppa delle Coppe (ed un bel 1-5 di fine estate beccato qui a Napoli in Supercoppa Italiana, prima che Maradona cominciasse il suo triste percorso di degrado), finita dietro in classifica anche ad un bellissimo Torino, un’altra finale UEFA tutta italiana Inter-Roma, la Stella Rossa Belgrado di Savicevic e Prosinecki a vincere la Coppa dei Campioni a Bari… tanta roba…
E ci tengo a dire che quella Sampdoria era comunque una grandissima squadra, problemi nello spogliatoio del Milan o meno: Pagliuca-Mannini-Vierchowod-Cerezo-Katanec-Dossena-Lombardo, il sovietico Mychajlyčenko nell’unico anno giocato in Italia prima di volare ai Rangers, una compagine che giocava con un’intensità ed una voglia impressionante (miglior attacco, maggior numero di vittorie, minor numero sconfitte, un “santone” come Boskov a dirigere l’orchestra), tutto in funzione dell’indimenticabile coppia Vialli-Mancini – scudetto STRA-meritato
Tra l’altro, il Milan lo andarono a battere sia a domicilio (0-1) che in casa (2-0) e piuttosto nettamente, così come l’altra rivale Inter (straordinario 3-1 casalingo e 2-0 a San Siro), vincere tutti gli scontri diretti vorrà dir qualcosa, nonostante l’unico smacco del derby perso (quella è sempre stata una partita a sé, mi ricordo una giocata assurda di Pato Aguilera nel fare un assist, forse al gol di Eranio, prima della solita “bomba” su punizione di Claudio Branco a firmare il 2-1 rossoblu) - a noi del Napoli ci sculacciarono “democraticamente” 4-1 al San Paolo come a Marassi –
uno squadrone, quei blucerchiati, non scordiamo quello che combinarono in Europa poi
Scusate la solita logorrea
Edited by RogerTheLast - 29/10/2011, 11:04