Tutto sul mestiere di "DIRETTORE SPORTIVO", Articolo del Corriere dello Sport

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CAT_IMG Posted on 23/6/2009, 15:21     +1   -1


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Il re del mercato ora fa il manager
Prima gestivano i colpi estivi, adesso spaziano dalla finanza al marketing


Direttore sportivo
Gli ultimi «laureati» sono quarantaquattro ma è una professione destinata ad allargarsi


Di lui l’Avvocato Agnelli diceva: « Se un giocatore si ammala, lo fa guarire, se la Juventus perde fa scendere la nebbia » . Italo Allodi nel mondo del calcio è una figura in qualche maniera mitica perché è con lui che nasce il manager calcistico. La Grande Inter e poi la Rifondazione della Juve sono passate per le sue mani.
E’ con lui alla guida dei nerazzurri che si comincia a parlare di « sudditanza psicologica » della classe arbitrale. E’ stato il primo, vero « Re del mercato » .
La storia del calcio è spesso casuale e a quella casualità i direttori sportivi forse devono più di un ringraziamento.
Calciatore modestissimo ( di lui dicevano che avesse difficoltà persino a battere il fallo laterale), tentò la carriera di tecnico. Secondo di Edmondo Fabbri che lo convinse a lasciar perdere dirottandolo verso la carriera di segretario.
Fu la sua fortuna e, retrospettivamente, la fortuna di una categoria, quella dei direttori sportivi.


Da Marino a Leonardi, da Sagramola a Zanzi l’evoluzione di un ruolo: sono diventati direttori generali o ad La svolta arrivò nel ’91 quando Matarrese li riconobbe in modo ufficiale. Ma bisogna provenire dal calcio..

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Gli ultimi quarantaquattro la Premiata Università di Coverciano li ha inseriti nell’albo professionale curato con specifiche attenzioni dalla Federazione, lo scorso venti aprile. Nel gruppo Stefano Antonelli (un vero «secchione»: 110 e lode), Igli Tare e Michelangelo Rampulla. Foto di gruppo davanti alle vetrate del Centro Tecnico, nessun cappello lanciato in aria come si fa nei campus americani a fine corso. Perché, nonostante il presenzialismo dei presidenti e l’invadenza inarginabile dei procuratori, il ruolo del direttore sportivo affascina. Affascina così tanto che è stato preso alla lettera l’invito evangelico: andate e moltiplicatevi. Ora nell’albo sono iscritti poco meno di seicento professionisti (577 per la precisione aritmetica), buona parte di essi conservano in un anfratto del portafoglio anche la tessera dell’associazione di categoria, l’Adise, fondata addirittura trentatré anni fa quando il «mestiere» esisteva sulla carta (un libro su quegli anni «eroici» potrebbe essere intitolato: «La sera andavamo a Porta Vicentina» ).
Vivevano nell’ombra, all’epoca, guardati con sospetto dagli allenatori che si vedevano costretti a cedere un po’ del loro potere a personaggi che oggettivamente rischiavano molto meno visto che poi, dopo tre sconfitte, il presidente « cacciava » il tecnico non il ds. Da questo punto di vista, come dimostra il Torino di Urbano Cairo, la situazione si è molto democratizzata: lui, il presidente granata, caccia tutti, non solo gli allenatori. La fase della dorata clandestinità è finita da un bel po’, precisamente dall’ 8 giugno 1991 quando Antonio Matarrese, presidente federale, decise che non si poteva continuare a tenere gli occhi chiusi su un fenomeno calcistico, professionale e sociale che cominciava ad affondare le radici nella notte dei tempi (se è vero come è vero che il «padre» di questa silenziosa rivoluzione è stato Italo Allodi).
Il mestiere oggi è cambiato e forse non è sufficiente il dettato dell’articolo uno del regolamento a definirne i confini:
«E’ direttore sportivo la persona fisica che svolge per conto delle società sportive professionistiche attività concernenti l’assetto organizzativo e/o amministrativo, ivi compresa espressamente la gestione dei rapporti anche contrattuali fra società, calciatori o tecnici e la conduzione di trattative con altre società sportive aventi ad oggetto il trasferimento di calciatori e/ o stipulazione delle cessioni dei contratti » . In principio c’erano i « re del mercato » che, semmai, affidavano ai figli o ai parenti più prossimi il ruolo di procuratori in maniera tale da chiudere il cerchio della contrattazione e di trasformare la domanda e l’offerta in una questione prettamente familiare con tutte le distorsioni messe in evidenza da Calciopoli e dal Processo Gea.
Adesso il direttore sportivo tende a essere un vero manager, anche dal punto di vista della qualifica indicata sulla targhetta della porta del suo studio. Giuseppe Marotta alla Samp, Rinaldo Sagramola a Palermo e Pietro Lo Monaco a Catania sono amministratori delegati; Pierpaolo Marino a Napoli, Pietro Leonardi a Parma, Sergio Gasparin a Udine e Roberto Zanzi a Siena sono direttori generali. Complessivamente le quarantadue società di A e B occupano poco meno di ottanta direttori sportivi, a vario titolo e qualifiche. Insomma, quasi seicento abilitati a gestire questioni tecniche e organizzative non sono pochi ma il «mercato» c’è e va alimentato.
Non è un caso che una delle battaglie dell’Adise riguardi proprio la periodicità del famoso Corso. L’ultimo, quello dei quarantaquattro neo-ds, si è svolto all’inizio dell’anno: novantasei ore complessive, spalmate su sei settimane a cominciare dallo scorso 19 febbraio. Severa la selezione in entrata. Perché, sia chiaro: se un marziano cadesse a via Veneto, non potrebbe nel giro di una nottata abbracciare la professione. Direttore sportivo può diventare solo chi nel calcio è da tempo. Infatti, l’ammissione al corso si basa su punteggi: 5 punti per un calciatore di A, quattro per uno di B, 3 per uno di C1 (nel bando non si sono uniformati alla rivoluzione lessicale di Mario Macalli), 2 per uno di C2, 1 per uno di D, mezzo per uno proveniente dai campionati dilettantistici; e ancora: 5 per aver collaborato con il « ds titolare » di A, 4 per una collaborazione in B, 3 per una in C1, 2 per una in C2. Infine i titoli di studio: laurea specialistica in materie sportive, 10 punti; laurea « semplice » , cinque; scuola media superiore, tre; master da uno a tre punti. Il corso ovviamente non è gratis (l’iscrizione è di 2.500 euro, più i viaggi, il vitto, l’alloggio).
Per ora, questi appuntamenti sono un po’ saltuari. L’Adise, infatti, vorrebbe dare al corso una cadenza fissa annuale. Così come vorrebbe istituire (con il consenso del presidente della Lnd, Carlo Tavecchio), una sorta di patentino di «terza categoria» anche per i ds: i corsi si volgerebbero in sedi regionali e quei professionisti potrebbero operare soltanto a livello dilettantistico. E, d’altro canto, se Maometto non va alla montagna, sarà sempre la montagna ad andare da Maometto.

Estratto da: "Il re del mercato ora fa il manager"
Fonte: A.Maglie - Corriere dello Sport
 
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Pavi92
CAT_IMG Posted on 7/7/2009, 15:18     +1   -1




Il mio sogno... :wub: e nn credo di essere l'unico... ah, hai fatto bene a postare YN questo, molto interessante...
 
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nicomassa95
CAT_IMG Posted on 30/12/2011, 17:01     +1   -1




CITAZIONE (Pavi92 @ 7/7/2009, 15:18) 
Il mio sogno... :wub: e nn credo di essere l'unico... ah, hai fatto bene a postare YN questo, molto interessante...

:*quoto*:
ho visto questo articolo solo ora, a distanza di più di 2 anni resta un articolo interessante
 
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CAT_IMG Posted on 30/12/2011, 18:10     +1   -1
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DJAX

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Penso che un pò tutti in questo forum abbiano o hanno comunque avuto il sogno di ricoprire un cariva in una società di calcio, dall'osservatore al direttore sportivo. Non è semplice.

Articolo molto bello, non lo avevo visto.
 
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3 replies since 23/6/2009, 15:21   14667 views
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