Non c'è pace per il Liverpool
Ora rischia di perdere Torres
I Reds hanno un debito di quasi 40 milioni di euro con le banche che finanziarono l'acquisto dell'attaccante spagnolo e di Babel: se la società non lo salderà, potrebbe essere costretta a cedere i due gioielli. Intanto tra i proprietari Gillett e Hicks è sempre più guerra aperta
LONDRA (Gb), 18 aprile 2008 - Il Liverpool dovrà restituire alle banche 31,5 milioni di sterline (pari a 39,6 milioni di euro) in poco più di un anno. In caso contrario, dovrà vendere Fernando Torres e Ryan Babel. L’indiscrezione è del Times, che ha scoperto che l’estate scorsa i Reds si fecero prestare da alcuni istituti finanziari il denaro per l’acquisto dell’attaccante spagnolo dell’Atletico Madrid (30 gol stagionali finora realizzati e nuovo idolo della Kop). Debito che è stato poi rifinanziato il 25 gennaio di quest’anno, insieme con i 350 milioni di sterline (poco meno di 441 milioni di euro) del nuovo prestito, sulla base di un accordo per 18 mesi al 9% di interessi (che fanno 2,8 milioni di sterline, o 3,5 milioni di euro, l’anno), con l’impegno a restituire i 31,5 milioni di Torres di cui sopra alla scadenza, fissata nel luglio del 2009.
PROPRIETA' DIVISA - Nel caso in cui il Liverpool non fosse in grado di saldare il debito, le banche potrebbero costringere il club a mettere in vendita sia la stella di Fuenlabrada sia Babel, che era stato inserito nell’accordo di finanziamento più piccolo. Come sottolinea lo stesso quotidiano londinese, è abbastanza insolito per le squadre della Premier League comprare giocatori in questo modo, visto che in genere i contratti sono coperti dagli introiti televisivi, ma la storia recente del Liverpool è stata caratterizzata da ben più di qualche stranezza. Basti pensare alle continue punzecchiature dei due proprietari americani, Tom Hicks e George Gillett, un tempo amiconi e soci e ora incapaci persino di parlarsi vis-à-vis, scegliendo ora un comunicato stampa ora una tv per attaccarsi l’uno l’altro, con il presidente Rick Parry schierato con Gillett (e per questo odiato da Hicks che in un’intervista a Sky Sports gli ha dato "dell’incapace", definendo poi "disastrosa" la sua gestione della società) e Rafa Benitez tirato per la giacchetta da entrambi.
DUBAI INTERNATIONAL CAPITAL - Il tutto, mentre la squadra è saldamente quarta in classifica in Premier League e, soprattutto, in semifinale di Champions League, con la concreta possibilità di arrivare a Mosca e di conquistare la coppa più ambita. Hicks ha più volte ribadito la propria volontà di acquistare il 50% dell’ex socio e sta cercando i fondi necessari "per fare a Gillett un’offerta che non potrà rifiutare", ma il tempo stringe e gli restano ormai solo 6 settimane per fare cassa. Stando, infatti, ai termini dell’acquisizione compiuta 14 mesi fa, Hicks ha diritto di prelazione sulle azioni di Gillett (e viceversa). Prelazione che, però, scadrà il prossimo 27 maggio, sei giorni dopo l’eventuale finale di Champions League, ovvero 90 giorni dopo essere venuto a conoscenza dell’offerta di 200 milioni di sterline (circa 252 milioni di euro) formulata dal gruppo Dubai International Capital a Gillett il 27 febbraio scorso.
MALUMORE - Se Hicks riuscirà a trovare i soldi per coprire la proposta degli arabi e diventare così l’unico proprietario del Liverpool, ha già annunciato che offrirà a Benitez il prolungamento di un altro anno di contratto (che scadrà nel 2010). Ma le ultime uscite mediatiche dell’americano hanno provocato la piccata reazione del connazionale, che lo ha accusato di voler deliberatamente destabilizzare il club in un momento tanto delicato della stagione. "Sono molto rattristato per le recenti dichiarazioni di Hicks – ha detto Gillett in un comunicato ufficiale – perché queste cose non aiutano affatto la squadra. Siamo a pochi giorni da una sfida vitale come la semifinale di Champions League e ancora una volta Tom ha creato scompiglio. Deve smetterla. Lui sa che Rick Parry ha il mio totale appoggio, che non gli venderò la mia quota e non cambierò idea".
Simona Marchetti
fonte:Gazzetta.it
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speriamo sia solo una delle solite voci
