Posts written by Giac G

CAT_IMG Posted: 12/6/2021, 19:05     Claudio Ranieri - ALLENATORI
Miracolo di Leicester premio alla carriera ad un bravo allenatore, non un fenomeno e ne una sega come è stato detto più volte.
CAT_IMG Posted: 12/6/2021, 13:04     Wayne Rooney - THE BEST OF

La storia dell’ultimo 9 di strada



Il 19 Ottobre 2002, l’Arsenal visitava Goodison Park per disputare una partita che rese più grande la storia della Premier League. Arsène Wenger e Thierry Henry comandavano una squadra che ricevette l’appellativo di “Invincibili” e che in quel momento preciso, accumulava l’incredibile cifra di 30 partite senza perdere. Accadde al minuto 81 quando un giovane David Moyes prese la decisione di far entrare in campo la grande promessa delle giovanili dell’Everton, un ragazzino di 16 anni di cui aveva dichiarato trattarsi dell’ultimo esponente del calcio da strada in Inghilterra. Dopo poco tempo, l’Everton lanciò lungo, ci fu la spizzata di testa e il pallone arrivò vicino a Wayne, a circa 30 metri dalla porta. Pallone che arrivava alto, senza controllo, però lui lo stoppò con la punta del piede e con un anomalo anche se coordinato giro di 360° sfidò la marcatura del corpulento Sol Campbell e indirizzò il suo incredibile tiro verso la porta di Jens Lehmann: <<oh! What can they do? Remember this name! Wayne Rooney!>> commentava il profetico telecronista dell’incontro. Così incominciò una storia che vale la pena ricordare.

Eriksson diede spazio a Rooney a 18 anni e fu protagonista di un Europeo sontuoso

A livello internazionale il primo gran torneo nella vita di Rooney fu l’Europeo del 2004. Appena aveva compiuto la maggiore età quando Sven Goran Eriksson gli regalò la titolarità con la nazionale inglese. Nessuno ha creduto tanto in Rooney come Sven-Goran Eriksson. Era pazzo di lui. E Wayne rispose. Il suo debutto contro la Francia fu impattante, si mostrò ultra partecipativo nella manovra, in una zona che in quel momento i campioni in carica custodivano con gli anticipi di Thuram e le vigilanze di Makelele e Vieira. Per zona di campo, coincideva maggiormente con l’incredibile box to box gunner e fianco a fianco, in ogni spalla a spalla era il più grosso Patrick ad avere la peggio. Rooney uscì dal campo sull’1-0. Nel recupero, Zidane segnò due reti e rimontò la partita. Quella sconfitta rischiava di compromettere il cammino dell’Inghilterra, però nella seconda e terza partita del girone, un Rooney sontuoso segnò quattro gol per portare i suoi ai quarti. Lì se la sarebbe vista con i padroni di casa del Portogallo, con i lusitani che passarono alla fine il turno grazie ai calci di rigore. Però non dimentichiamo una cosa: Rooney uscì infortunato dal campo al minuto 15 di quella sera. Sarebbe uscita l’Inghilterra con Rooney disponibile per tutta la gara? Che cosa si sarebbe detto di Wayne se avesse portato la sua nazionale a vincere l’Europeo a soli 18 anni? Non lo sapremo mai.

Wayne Rooney arriva ad un Manchester United che era nel mezzo di due cicli trionfali.

All’epoca il Manchester United attraversava un fase di cambio di ciclo. I Fergie Boys del Treble del 1999 avevano perso la freschezza dei bei tempi e l’impulso che Sir Alex aveva tentato di dare con l’attaccante Ruud Van Nistelrooy non aveva soddisfatto tutte le necessità creatasi. Bisognava iniziare a costruire una nuova squadra. In realtà, il processo era iniziato l’estate precedente con l’arrivo di Cristiano Ronaldo, però divenne palese con l’arrivo del wonder boy inglese. Solo Ronaldinho, autore di 9 mesi magici dopo il suo arrivo al Camp Nou, poteva togliere le luci della ribalta a Wayne Rooney. Era destinato a comandare la squadra di Old Trafford verso una nuova vittoria in Champions League. Difficoltà? Il Chelsea FC dell’auto proclamatosi “Special One” José Mourinho era deciso a prendersi l’egemonia del calcio inglese guidando una squadra con dei giocatori più pronti e uno stile di gioco che avrebbe reso obsoleto i principi di gioco della prima era Ferguson. C’era molto lavoro da fare per i Diavoli Rossi. Le prime due stagioni con Wayne furono di dominio per il Chelsea di Mou.
Arriviamo al Mondiale di Germania nel 2006, un appuntamento che entusiasmava l’Inghilterra perché contava su una base di giocatori con esperienza e qualità comprovata in Champions League e li vedeva come una delle favorite. Ferdinand, Terry, Ashley Cole, Scholes, Gerrard, Lampard, Bechkam, Owen. Quel “hype” non era ingiustificato. Però siccome nella nazionale inglese non c’è mai felicità piena, la sua stella offensiva Wayne, si era infortunato a meno di un mese dall’inizio della Coppa del Mondo. Eriksson, come sempre scommise su di lui dicendo che era troppo superiore alle alternative, però in questa occasione il crack non poté rispondere alla fiducia dell’allenatore. Non aveva ritmo di gioco per quel torneo. Ci provava però non ci riusciva. Di conseguenza la sua testa andò in cortocircuito fino a quando nell’incontro dei quarti, in un duello, Rooney calpestò Carvalho nelle parti basse e vide il cartellino rosso. Sarebbe arrivato a fare ciò Rooney arrivando in miglior forma a quel Mondiale tanto atteso? Non si saprà mai. Quello che si sa è che quell’incidente fu il detonante finale di ciò che avrebbe cambiato per sempre la sua carriera: L’esplosione totale di Cristiano Ronaldo.
Quando il Manchester United era pronto ed aspettava solo un leader che lo portasse al trionfo, esplose Cristiano
Cristiano Ronaldo assistette all’aggressione di Rooney in un luogo privilegiato, a pochi metri da lui e Carvalho, andando dall’arbitro a protestare per l’accaduto. In un primo momento, Wayne sembrò colpevolizzarlo dell’espulsione subita, chi ovviamente lo fece fu il pubblico inglese che già di suo non sentiva speciale simpatia per l’esterno portoghese. All’improvviso il 7 del Manchester United divenne il nemico pubblico numero della Premier League, a tal punto che il suo addio dall’Inghilterra sembrava essere inevitabile. Però come confessò Ferguson anni dopo, fu lo stesso Rooney che telefonò a Cristiano per convincerlo che uniti, avrebbero cambiato la situazione tra i due. Cristiano rimase e sopportò essere fischiato in ogni partita che i Red Devils affrontavano in trasferta, convertendo i fischi in un extra di motivazione che lo portarono a maturare e arrivare a tiranneggiare con pugno di ferro la Premier. Ronaldo e Rooney, coetanei nei loro anni di massima esuberanza. Ma solo uno poteva essere il leader di quel progetto. Van der Sar, Ferdinand, Vidic, Evra, Carrick, Fletcher, Park, Tevez…più gli ultimi anni di Scholes e Giggs. E alla fine il numero 1 fu Cristiano.
Il triennio virtuoso di Cristiano Ronaldo a Old Trafford, nel quale Rooney ebbe un peso enorme, come differenziale seconda spada e uomo sempre pronto a compensare il sistema offensivo che si basava su potenziare al portoghese, si chiuse con tre Premier League e una Champions. Nelle altre due, il Manchester United cadde in semifinale contro il Milan e in finale contro il Barcellona. I futuri campioni.

Il ciclo trionfale di quel Manchester United si spense con l’addio di Cristiano Ronaldo e Carlos Tevez.

Dopo aver perso la finale di Roma, Ronaldo fece le valige ed andò in Spagna. In maniera inaspettata, Tevez fece lo stesso con un destino inaspettato, l’altro club della città, il Manchester City. Ferguson aveva perso il suo numero uno e il suo numero tre, vedendosi forzato a far salire Rooney al primo posto del podio, ed in teoria di attorniarlo di giocatori di élite. La leggenda racconta che l’obiettivo radicava in investire la somma ottenuta dalle due cessioni in un trio di giocatori referenziali che avrebbero aiutato a gestire il colpo avuto con quelle due grandi partenze. Allo stesso modo che qualche anno prima, la Juventus pagò Buffon, Thuram e Nedved con i soldi di Zidane, il Manchester United aspirava ad avere De Rossi, Snejder e Ribery. Immaginatevi cosa avrebbero potuto combinare Rooney con questi tre dietro di lui. Però in maniera imprevista, nessuna delle tre operazioni andò a buon fine e a Old Trafford arrivò soltanto Antonio Valencia. L’ecuadoriano per Tevez e Ronaldo. Detto tutto. In questo consistette l’estate 2009 dei diavoli rossi: Così iniziò il regno di tre anni di Wayne Rooney.
E la prova che il fenomeno inglese era all’altezza si ebbe in quella stagione che era teoricamente condannata in partenza alla disperazione, la 2009-2010. Rooney giocando come “9” nello schema di Sir Alex arrivò a 31 gol in 38 partite, consacrandosi come un uomo capacitato per sostenere, ispirare e giustificare un intero sistema offensivo. Era una macchina da guerra nel creare occasioni (sommò 5,7 tiri a partita) e sviluppò una versatilità che lo convertì perfino in un colpitore di testa d’elite, il che diede l’opportunità al Manchester United di mantenere attiva quella parte del playbook che prima concludeva con dei cross verso Cristiano Ronaldo. Inoltre, Wayne appariva in ogni grande appuntamento, come successe per esempio nella doppia sfida col Milan di Leonardo e Ronaldinho negli ottavi di Champions dove realizzò 4 reti e massacrò il triangolo formato da Nesta-Thiago Silva-Pirlo costringendo i tre ad un ritmo che non era alla loro portata. E così arrivarono ai quarti, dove ad aspettarli c’era il Bayern Monaco di Louis Van Gaal. Momento trascendentale della sua vita da calciatore. Un Rooney eccezionale porta in vantaggio i Diavoli Rossi al primo minuto di gioco in Germania, però di nuovo, nel momento meno indicato, si infortuna. I bavaresi riescono a rimontare e siglare il 2-1 nel recupero, però la notizia peggiore per la tifoseria inglese sarebbe stata la confessione di Ferguson in conferenza stampa: Si calcolavano tra le quattro e le sei settimane di assenza per la sua grande stella. Si sarebbe perso il ritorno, l’ipotetica semifinale e cinque partite di Premier, nella quale si stavano affrontando in un duello molto intenso con l’allora Chelsea di Carlo Ancelotti.
Rooney prese il Manchester United dal basso e lo portò a rendere di nuovo come una grande squadra.
Una settimana dopo, ad Old Trafford contro Robben e Ribery, Rooney scese in campo per l’euforia della tifoseria e di tutto il calcio europeo. Il miracolo accaduto sembrava inspiegabile, però divenne una realtà quando prima ancora di arrivare alle 21:30, il Manchester United già dominava nel risultato per 3-0. Era la sua ora, l’aveva aspettata per tutta la sua carriera mentre prima Cristiano Ronaldo gliel’aveva portata via sul più bello. Però nell’ennesimo capitolo di sfortuna nella sua carriera, l’attaccante ricadde infortunato e abbandonò il campo. Senza di lui sul terreno di gioco, il genio olandese del Bayern Monaco realizzò un capolavoro che siglò il 3-2 definitivo in uno dei gol più ricordati della sua carriera. Avrebbe vinto l’Inter di Mourinho quella coppa se Wayne Rooney non avesse sofferto quell’infortunio? Non si saprà mai. Si sa però che il Chelsea finì per completare il tutto proclamandosi campione d’Inghilterra 2009-2010 con un punto di vantaggio sul Manchester United, col nostro protagonista che si perse i tre match del rush finale. Di quelle gare lo United ne vinse solo una. Il resto furono un pareggio col Blackpool e una sconfitta...ovviamente contro il Chelsea poi campione.
Rooney iniziò ad innervosirsi notando che Ferguson non stava costruendo una squadra vincente
Rooney, protagonista di una stagione che con un poco di fortuna si sarebbe potuta concludere meritatamente con il Pallone d’Oro, non entrò nemmeno nella lista dei 23 più votati della cerimonia.
Il successivo passaggio vide chissà, l’errore di Ferguson che si sbagliò con lui. L’inizio della fine.
Wayne aveva svolto egregiamente un improbo lavoro nella stagione successiva all’addio di Cristiano Ronaldo e Carlo Tevez a cambio soltanto di Antonio Valencia. 12 mesi dopo, se qualcosa era chiaro è che lui era più che capacitato per essere la stella di un progetto che aspirasse ad alzare al cielo la Champions League. Aveva solo bisogno di un poco di aiuto, qualcosa come quel pack di De Rossi, Sneijder e Ribery di cui si era parlato prima.
Nonostante questo, il rinforzo più importante del Manchester United nella stagione 2010-2011 fu Chicarito Hernandez. Un attaccante centrale che si univa a Berbatov già presente in squadra e che sarebbe andato ad avere un importante peso nella formazione.
La traduzione del tutto fu che Rooney dovette abbandonare il ruolo dove aveva offerto il miglior rendimento della sua vita, un rendimento da top 5 mondiale. E cedere protagonismo e status in favore di Cristiano poteva andar bene, però farlo a favore del messicano o del bulgaro era qualcosa che non poteva ne voleva accettare. Perché invece di accompagnarlo e potenzialo, lo toglievano dal suo ruolo ideale?
E poco dopo si produsse l’episodio che avrebbe trasformato senza retromarcia la sua relazione con Ferguson e l’opinione pubblica: A metà di Ottobre del 2010, in pieno svolgimento della nuova stagione, dichiarò che voleva lasciare il Manchester United. Allenatore, stella e tifoseria successivamente fecero pace e ottennero una nuova finale di Champions da giocare (persa ancora col Barcellona). Però da quel giorno sarebbero rimaste le ferite in un rapporto e non si sarebbero mai più cicatrizzate. Con un altro particolare: la stagione successiva, la 2011-2012, sarebbe stata la decima della sua carriera. La sua effervescenza fisica si stava prosciugando. E difatti, da lì in avanti non sarebbe mai più tornato ad esibire la sua massima esplosività sul campo.

Da la sensazione che a Rooney sia mancata fortuna nei momenti chiave per poter passare maggiormente alla storia.

Gli anni finali son facili da ricordare. Dopo che il Manchester City di Roberto Mancini sottrasse una nuova Premier a Rooney e compagni, con quel golazo storico del Kun Aguero all’ultimo minuto, Ferguson decise l’ultimo movimento di mercato che metteva la parola fine al ruolo di leader di Rooney, ovvero l’acquisto di Robin Van Persie. In quella che sarebbe stata l’ultima stagione di Sir Alex come allenatore, costruì un sistema basato maggiormente nel gioco diretto verso l’attaccante olandese e relegò Wayne ad un ruolo secondario. Così secondario che fu perfino sacrificato a favore di Danny Welbeck nella partita di Champions decisiva contro il Real Madrid di Mourinho. Così iniziò il periodo nel quale Rooney si riciclò come centrocampista approfittando del suo dominio del gioco e della sua capacità di sacrifico, però quella era una cosa che non faceva altro che nascondere che già nessuno, eccezion fatta per lui stesso, aveva ormai più fiducia che potesse fare la differenza come un tempo. Non si sa che cosa sarebbe successo se avesse avuto un'altra possibilità. Magari, senza la potenza nel motore dei suoi inizi, già non meritava un grande sistema offensivo costruito intorno a lui. Detto questo, si sa che, prendendo la decisione contraria, il Manchester United, fino al giorno d’oggi non è tornato ad essere una squadra all’altezza del suo potenziale come club. Si sa anche, purtroppo, che almeno fuori dall’Inghilterra non verrà ricordato, come non verrà ricordato lo splendido calcio che praticava e che meritava senz’altro di rimanere impresso sui libri di storia.

Traduzione testo: www.ecosdelbalon.com/.../analisis-carrera.../
CAT_IMG Posted: 12/6/2021, 12:45     Nicolas Anelka - DECADUTI

Anelka non era un giocatore da ridere



Risulta curioso come un signore così prudente come Wenger abbia lavorato con una nomina così ampia di giovani pittoreschi. Arshavin, Bendtner o Adebayor i più recenti. Anelka fu uno dei primi.
La vita calcistica di Anelka nasce a Clairefontaine, il centro di allenamento dei migliori giocatori della regione dell’Île-de-France; Luogo dove si formarono gente come Matuidi, Gallas, Saha, Diaby e soprattutto “Titi” Henry.
Presto richiamò l’attenzione del Paris Saint Germain di Luis Fernandez e con soli 16 anni fece il suo debutto in Ligue 1 contro l’AS Monaco, però quel campionato non poteva mantenere per molto tempo ad un ragazzino dai mezzi così importanti: 1.85 di altezza, velocità indiavolata, sangue freddo davanti al portiere e perfino un tocco d’arte trattando la palla. Con il mondo di quell’epoca cercando il nuovo Ronaldo, Arsene anticipò gli altri e se lo portò a Londra per essere la riserva di Ian Wright. L’acquisto fu indovinato totalmente.

Lo stile di gioco dell’Arsenal potenziava il meglio di Anelka

Nicolas si incastrò alla perfezione in quell’Arsenal così lontano nel tempo di cui poco rimane oggi. Non era lo squadrone invincibile che più avanti si sarebbe riunito, però si che condivideva quei tratti caratteristici che forse oggi si ricordano con troppa confusione: I migliori gunners di quegli anni furono una squadra di gran livello fisico e difensivo, disegnando le transizioni difesa-attacco più belle di quegli anni. Sapevano anche abbattere catenacci se toccava loro però splendevano soprattutto con durezza e rapidità in contropiede con rapidi passaggi allo spazio. E Anelka era magistrale correndo negli spazi liberi e realizzando davanti al portiere. Serva d’esempio il suo gol nella finale della FA Cup del 1998.

Il suo addio all’Arsenal derivò nella coppia Bergkamp-Henry.

Nella stagione 98-99, con 19 anni, è titolare e terminò come secondo massimo goleador della Premier League. Il Real Madrid si interessò a lui che litigò con Wenger e il resto è storia nota. Fortunatamente per il calcio Wenger conobbe Henry e si tolse l’amaro sulla bocca nella miglior maniera: Riunendolo con Dennis Bergkamp. Milioni di bambini di tutto il mondo in quel periodo divennero dei gunners, per sempre.

Anelka aveva bisogno di Morientes

Ad Anelka non gli andò alla stessa maniera. Difatti se vogliamo Wenger è protagonista di un'altra lista a che lo riguarda. Quella delle grandi promesse che con lui sognavano il firmamento mondiale e nel club successivo non riuscirono mai ad arrivare ad avere lo stesso livello di gioco. Al di là di tutte le vicende extrasportive, che inutile ingannarci furono il detonante principale del suo cattivo rendimento in Spagna, lo si vide ancora immaturo per aprire le difese chiuse agendo da attaccante centrale e solo giocando titolare assieme a Morientes con quest’ultimo nel ruolo di vero numero 9, riuscì a mostrare il suo potenziale. Prima di andarsene, questo si, realizzò due grandi gol al Bayern Monaco in semifinale che divennero poi l’ottava Champions League per il Real Madrid.

La Premier League sarà per sempre identificato come il campionato della sua carriera

Madrid spense tutte e due le fiamme, quella dell’inventato super crack megastellare e quella del potenziale grande attaccante che in realtà esisteva davvero in lui. La sua successiva esperienza a Parigi non ebbe senso e meno male che arrivò la Premier a salvarlo, soprattutto nel Manchester City prima degli sceicchi. Si esibì. Nei forum dei tifosi degli skyblue non c’era giorno dove qualcuno non dibattesse se Anelka o Kinkladze era il re moderno del loro club. Come cambia la vita.

Nel Chelsea mostrò il suo miglior gioco

In qualsiasi caso, sebbene in termini folkloristici le sue esperienze in Turchia, Cina e nella Juventus sono le più menzionabili, il suo apporto più sostanzioso lo diede nel Chelsea. Si credeva che fosse arrivato ormai già “scaduto” ma quello che invece mostrò fu la maturità che prima non aveva. Nel suo primo anno completo ai blues ottenne il titolo di capocannoniere, il Premier League Golden Boot e nel secondo, con Ancelotti e condividendo il campo con Drogba, giocò come mai aveva fatto prima. Esibì un gioco tra le linee e una capacità come passatore che confermò quello che sicuramente Wenger vide un tempo: Era fortissimo.

Alla fine ha accumulato un palmares davvero invidiabile

Anelka non ha mai aspirato ad essere il top e nemmeno è riuscito a diventare quello che sarebbe potuto essere, però ci ha lasciato storie da raccontare. Meritava la pena. Ha lasciato il calcio con 1 titolo di capocannoniere, 2 presenze nella squadra ideale della Premier, 4 campionati vinti, 3 coppe nazionali, 1 Europeo e 1 Champions League. Non male. Non è stato un giocatore da ridere.

Traduzione testo: www.ecosdelbalon.com/.../nicolas-anelka-biografia.../
CAT_IMG Posted: 11/6/2021, 16:17     Vicente Del Bosque - ALLENATORI
Studiandolo meglio, ha vinto tanto ed è stato bravo a gestire i super campioni, ma poteva evitare le figuracce con la Spagna del 2014 e del 2016 (per quanto non si possa sempre vincere erano meglio di così) e il Real Madrid di quegli anni vinceva o Liga o Champions ogni anno che non è niente male, ma vedendo la squadra che aveva e la concorrenza (Barcellona nei peggiori anni della storia recente e Atlético Madrid idem) direi che poteva fare di meglio, spesso il Real Madrid andò incontro in trasferta a scoppole imbarazzanti. Non ha mai dotato il Real Madrid di una grande struttura tattica, anche se comunque passerà alla storia..
CAT_IMG Posted: 11/6/2021, 16:08     André Villas Boas - ALLENATORI
Carriera molto al di sotto di quella che si pronosticava 10 anni fa.
CAT_IMG Posted: 11/6/2021, 13:37     José Mourinho - ALLENATORI
Che ricordi nel leggere i miei post con Luca19885 e Roger The Last.
Comunque per me Mourinho è stato il miglior allenatore del decennio che val 2002 al 2012. I suoi risultati (bè contano) sono impressionanti. Le sue capacità indiscusse.
Poi è iniziato il suo declino che dura fino ad oggi.
Vediamo se si rifarà a Roma. Per qualche anno l'ho un po' "abbandonato" ma alla fine Mou significa tanto nella mia passione calcistica. Spero con i giallorossi possa tornare ad alti livelli.
CAT_IMG Posted: 18/1/2011, 00:09     Campionato Italiano 2010-11: MEDIOCRE o EQUILIBRATO? - SONDAGGI E GIOCHI
ah bè...magari ci si può vantare di avere le squadre piccole più forti del mondo ma vale poco, è un campionato povero
CAT_IMG Posted: 17/1/2011, 23:55     Zdeněk Zeman - ALLENATORI
www.usfoggia.it/webtv/

qua stanno tutti i gol del Foggia di questa stagione...io sono nato in provincia di Foggia e per via di cose ci spero nella promozione
CAT_IMG Posted: 17/1/2011, 23:50     Campionato Italiano 2010-11: MEDIOCRE o EQUILIBRATO? - SONDAGGI E GIOCHI
equilibrato sulla mediocrità...ma se l'Inter iniziava già con Leonardo penso avrebbe già qualche punto di vantaggio sulle altre senza bisogno di ricorrere sempre ad arbitraggi, fortune e magie di Ibra come fa l'altra squadra di Milano :D
CAT_IMG Posted: 17/1/2011, 16:28     cosa ridicola !? - DISCUSSIONI VARIE
io vengo in macchina con roger the last
CAT_IMG Posted: 17/1/2011, 13:20     Il Real Madrid di Florentino - SEZIONE TECNICA
Canales è giovane e con gli elementi che ha avanti e ovvio che giochi poco
CAT_IMG Posted: 17/1/2011, 13:03     Il Real Madrid di Florentino - SEZIONE TECNICA
l'Almeria non ha nulla da invidiare al Lecce...quel 8 a 0 fu partita a se stante e poi la settimana dopo fecero 5 gol alla seconda forza del Campionato quindi erano in un periodo di forma esaltante (anche come ora) se c'è qualche gente che pensa che il Barcellona faticherebbe a Brescia a Lecce o a Cesena è un folle...vedi la Roma di Ranieri (lontana parente di quella di Spalletti allenatore che pure a me non piace) e la vedi soffrire contro il Cesena e pensi uh che campionato combattuto, però poi soffermatevi a vedere cosa ha espresso la Roma in campo e vedrete :D
CAT_IMG Posted: 16/1/2011, 21:50     Il Real Madrid di Florentino - SEZIONE TECNICA
CITAZIONE (RogerTheLast @ 4/1/2011, 01:50) 
incredibile! Forse per la prima volta in vita mia mi trovo d'accordo con ciò che dice José Mourinho in un'intervista - volevo rendervi partecipi di questo storico avvenimento :*asd*:

"Il calcio italiano è tatticamente molto ricco, non si puo paragonare a nessun altro - continua Mourinho -. In Inghilterra una squadra preparata bene tatticamente vince. In Italia non esiste una sola squadra, anche la più piccola, che vada a San Siro e non sappia come sistemare le pedine in campo e difendersi bene. A livello tattico è un campionato che arricchisce un allenatore, perché lo costringe a cercare soluzioni per fare la differenza. Uno spettatore che può scegliere se vedere Chelsea-West Bromwich o Inter-Lecce sceglie sicuramente la prima, che poi finisce 4 o 5-0. Inter-Lecce magari non piacerà agli spettatori, ma l'intensità, l'aggressività e la dimensione fisica e mentale sono molto più grandi. Quella in Italia è stata un'esperienza che mi ha dato tanto, perché ho dovuto superare tante difficoltà".

FONTE: www.gazzetta.it/Calcio/Estero/Liga/...352164245.shtml

E' più o meno quello che ho tentato di dire nell'intervento precedente

Ovviamente, per non smentire la sua fama si lamenta anche di esser stato tacciato di troppo "coraggio" ["Ho tolto un difensore e messo in campo Julio Cruz, e abbiamo vinto proprio grazie a un suo gol. E' stata una vittoria importante, di cui ero contento. Ma il giorno dopo sui giornali ho letto commenti tipo:
"Mou è pazzo, ha rischiato troppo, poteva finire con una sconfitta, è stato un azzardo"
],
io credo che il suo vero coraggio sia nel provare a passare come un'offensivista incompreso, essendo un qualcosa di quantomeno surreale ma tant'è, l'importante è che ne sia convinto lui...


Per tornare on-topic, come volevasi dimostrare e molto prevedibilmente, dopo una manita epocale il Real ha potuto rilassarsi tranquillo e ottenere 4 vittorie su 4 in Liga, avversari credibili cercasi
(ed anche arbitri, visto il 2-3 a Getafe di stasera pesantemente indirizzato dal rigore inventato che ha sbloccato la partita...)

ma basta parlare degli arbitri...c'è una squadra che domina ma per 1-2 partite (non le ultime ma quelle tra fine sosta inizio ripresa anno) ha avuto mancati due penalty contro il Barcellona ed ovviamente poi i blaugrana gli hanno demoliti, il Real Madrid non dico sia sfavorito ma è visibile che la squadra che riceva più favori sia il Barcellona che nonostante tutto sta meritando i 4 punti di vantaggio e gioca meglio del Real Madrid (sta frantumando il Malaga adesso) mentre il discorso che hai riportato tu lo disse anche in Italia però a vedere la partita di oggi gli è si è rivoltato contro visto che è stato fermato in casa dell'ultima in classifica, la Liga ha un buon valore, è Barcellona e Madrid che fanno sembrare scarse le altre...tanto per dire la terza forza del campionato (Villareal) per me non è nemmeno inferiore al Milan capoclassifica in Italia ;)

il campionato italiano è così combattuto ma non è di alto livello è mediocre...ora che l'Inter si è ripresa può schiantare chi vuole, la partita col Catania fa testo fino ad un certo punto, te la giochi come il Bologna ieri? straperdi (comunque onore alla partita dei felsinei)
CAT_IMG Posted: 31/12/2010, 16:41     Philippe Coutinho - BRASILE
CITAZIONE (Nicolas94 @ 31/12/2010, 14:20) 
Grande giocatore "Philippinho" lo vedi al Mundial u-17 e si comportò egregiamente. Certo fisicamente non è molto dotato ma è un 92 e crescerà ancora.Riguardo al tiro,è un qualcosa che per le sue caratteristiche e per la sua età,è secondario. Un piccolo Zico :D

zico se fosse morto di starebbe rivoltando nella tomba :D
594 replies since 19/3/2008